Viviamo in un’epoca che celebra la velocità, l’efficienza e la costante rincorsa a modelli ideali: il successo economico, il fisico perfetto, l’equilibrio personale e sentimentale. In campo imprenditoriale, questo si traduce in tassi di innovazione sempre più elevati, richieste di scalabilità, orari estesi, decisioni rapide e performance da “menti illuminate”. È un meccanismo in cui è facile perdere di vista qualcosa di più essenziale: ciò che stiamo costruendo, chi siamo diventati, chi è al nostro fianco.
Ma rallentare — prendere coscienza — non è un lusso: è un atto di resistenza. Ed è anche una leva strategica.
La scienza del “gratitude mindset” per chi guida un’impresa
Nel mondo del business, termini come “resilienza”, “cultura aziendale” o “employee engagement” sono ormai molto usati — ma non sempre padroneggiati. In questo contesto, la gratitudine emerge come una leva spesso sottovalutata ma sorprendentemente efficace.
- In un articolo su Forbes, si sottolinea come la gratitudine offra “una via per rallentare, riflettere e prendere decisioni più ponderate” anche in ambienti ad alta pressione.
- Quando Doug Conant divenne CEO di Campbell Soup Company, iniziò a scrivere note di ringraziamento a colleghi a ogni livello. In un decennio, scrisse oltre 30.000 biglietti: l’effetto fu un aumento notevole dell’engagement aziendale.
- Leader come Adrian Gostick e Chester Elton, autori di Leading with Gratitude, mostrano come la gratitudine trasformi non solo il clima interno ma anche la sostenibilità dell’impresa nel medio-lungo termine.
- Tuttavia, un punto di equilibrio è fondamentale: scrive Harvard Business Review che “una gratitudine eccessiva può trasformarsi in una trappola”, rendendoci reticenti a chiedere per noi stessi o a riconoscere ingiustizie.
- In uno studio recente, gratitudine e soddisfazione di vita risultano correlate: chi pratica gratitudine percepisce un maggiore benessere psicologico, che si riflette nella capacità di affrontare sfide complesse con stabilità.
Per un imprenditore o un professionista, questo significa che sviluppare una “cultura della gratitudine” è una scelta che può restituire fiducia interna, minor turnover, maggiore creatività e coesione nei momenti difficili.
La lentezza come strategia: quando rallentare paga
Se il capitalismo contemporaneo ci vuole veloci, reattivi, multitasking, l’adozione consapevole dello stile di vita slow è — in realtà — una forma di sovversione costruttiva. Nel mondo dell’impresa può concretizzarsi nei seguenti vantaggi:
- Decisioni migliori, non più rapide
Quando si pensa in fretta, è più facile cadere in bias, diagnosi affrettate o scelte che seguono il rumore del momento piuttosto che la visione strategica. L’approccio slow impone pause, riflessioni, valutazioni sui costi nascosti — e questo può salvare l’azienda dall’errore tattico nel lungo periodo. - Prevenzione del burnout e mantenimento della “durata”
Il “sempre attivo” logora. Abbracciare ritmi più umani — pause, momenti di decompressione, spazi personali — protegge la salute mentale di chi guida e di chi lavora. Un team sano è un team che può innovare anche dopo una lunga corsa. - Costruzione di relazioni autentiche
Avere tempo per conversare, ascoltare, guardare in faccia le persone che collaborano con te, riconoscere i progressi, dire grazie — tutto questo costruisce identità aziendale e motivazione che nessuna KPI può comprare. Ogni grande impresa nasce sempre da un tessuto umano. - Allineamento con valori sostenibili reali
Quando si rallenta si torna a interrogarsi su scelte, materiali, impatti ambientali, relazioni: la sostenibilità non è più “etichetta”, ma diventa parte della cultura del fare d’impresa. Un ritmo più misurato facilita il dialogo con fornitori, comunità e stakeholder su ciò che davvero conta.
Apprezzare: il gesto quotidiano che cambia lo sguardo
Nel parco concettuale che stiamo costruendo, “apprezzare” non è un evento sommario ma un’abitudine gentile. Qualche idea concreta che può ispirare:
- Dedica un momento all’inizio (o alla fine) di ogni riunione affinché qualcuno condivida qualcosa di piccolo di cui è grato.
- Mantieni un “diario delle cose buone” aziendale: ogni giorno annota una vittoria, un progresso o un gesto di supporto (anche minimo).
- Nel tuo piano strategico, inserisci “pause creative” obbligatorie: periodi in cui il team esce, osserva, rigenera.
- Organizza momenti informali (camminate, colazioni, pause condivise) dove senza agenda si parla, semplicemente.
- Riconosci i contributi veri: non solo con bonus, ma con note personali, feedback genuini, riconoscimento pubblico — anche di cose che sembrano minuscole.
Queste pratiche, con il tempo, costruiscono un “capitale umano morale” che si rende prezioso nei momenti di stress e complessità.
Un manifesto semiserio per rallentare (e vincere)
“The great benefit of slowing down is reclaiming the time and tranquility to make meaningful connections — with people, with culture, with work, with nature, with our own bodies and minds.”
— Carl Honoré
“Nature does not hurry, yet everything is accomplished.”
— Lao Tzu
“We don’t want to live our lives on autopilot … make time for the things that make us happy and fulfilled.”
— Carrie Scharf
Queste frasi ci ricordano che la vita — e il business — non è una gara di sprint continuo, ma una via da percorrere con cura.