Quando parliamo di sostenibilità, siamo portati a pensare a innovazioni tecnologiche, a decisioni politiche coraggiose o a comportamenti individuali virtuosi. Ma la realtà è che il progresso verso un mondo più “green” non procede in linea retta: si inceppa, si rallenta, a volte si blocca del tutto. Questo fenomeno prende il nome di “bottleneck” — letteralmente “collo di bottiglia” — e rappresenta il punto critico che impedisce al flusso delle soluzioni di scorrere liberamente.
Cos’è un bottleneck in questo contesto
Un bottleneck è un ostacolo strutturale o sistemico che limita la velocità o l’efficacia del cambiamento sostenibile, anche quando ci sono risorse, tecnologie e volontà disponibili. Non si tratta quindi di una semplice “mancanza” (per esempio, di pannelli solari o di auto elettriche), ma di nodi complessi che bloccano la traduzione di idee e innovazioni in realtà diffuse.
Può avvenire a vari livelli:
- Narrativo: fake news, greenwashing e disinformazione che distorcono la percezione pubblica e frenano il consenso.
- Umano: ansia climatica, burnout, perdita di fiducia e senso di impotenza che riducono la capacità di agire.
- Organizzativo: aziende impantanate tra ROI a breve termine, governance fragile e silos interni.
- Settoriale: leggi lente, incentivi perversi, filiere spezzettate e modelli economici superati.
- Strutturale: capitalismo a breve termine, squilibri globali di potere, infrastrutture rigide e dipendenze storiche.

Perché è cruciale capire il concetto
Capire i bottleneck è importante perché ci libera dall’illusione che la sostenibilità dipenda solo dall’innovazione tecnica o dalla buona volontà individuale. Mostra invece che la questione è interconnessa e multilivello: un cambiamento reale richiede di affrontare le strozzature che si ripetono in catena.
Un esempio: possiamo avere tecnologie efficienti per le energie rinnovabili, ma se le normative sono lente, le lobby contrarie forti e le aziende bloccate da modelli di profitto a breve termine, il passaggio resta marginale. In questo caso, il collo di bottiglia non è tecnologico, ma politico e strutturale.
Dinamiche sistemiche da tenere a mente
- I bottleneck sono invisibili finché non esplodono – Molti blocchi restano nascosti sotto la superficie, come nella metafora dell’iceberg, e vengono percepiti solo quando i sistemi collassano o quando l’urgenza diventa palese.
- Sono interdipendenti – Un ostacolo narrativo (disinformazione) alimenta uno umano (ansia e disillusione), che a sua volta frena quello organizzativo (mancanza di pressione dal basso).
- Richiedono soluzioni cooperative – Non basta un singolo attore (governo, azienda o cittadino). Bisogna intervenire in rete, rimuovendo colli di bottiglia a più livelli contemporaneamente.
Perché ci riguarda tutti
Parlare di bottleneck nella sostenibilità non è un esercizio accademico, ma un modo per capire perché i progressi sembrano sempre troppo lenti nonostante le tecnologie ci siano già. È anche un invito a guardare oltre i gesti individuali, per chiedere soluzioni che rimuovano i veri colli di bottiglia: leggi più snelle, governance trasparenti, filiere più resilienti e una cultura che non confonda greenwashing con progresso.
In sintesi: se non affrontiamo i bottleneck, resteremo sempre in una corsa ad ostacoli. Capirli e riconoscerli è il primo passo per trasformare davvero le promesse della sostenibilità in realtà.