La rete, oggi, è molto più di un luogo dove informarsi, guardare video o scrollare social: è una frontiera. Una soglia sottile e sempre più importante tra chi può accedere all’innovazione e chi resta bloccato a osservare da dietro un vetro. Proibire strumenti come le VPN — Virtual Private Network — non è soltanto una misura repressiva. È un gesto profondamente autoritario, certo, ma anche economicamente miope. Perché ciò che si colpisce non è solo la libertà digitale dei cittadini, ma anche il potenziale competitivo delle imprese, soprattutto le più piccole. Ne ha parlato di recente Wired in un bell’articolo sul tema.
La governance di censura
Sempre più governi, con la scusa della sicurezza nazionale o del contrasto alla pirateria, stanno chiudendo le porte alle VPN. Il messaggio è chiaro: controllare l’accesso significa controllare l’informazione, e dunque il potere. Dall’Iran alla Russia, passando per l’India e — in forme più subdole — anche in paesi democratici, assistiamo a un crescente desiderio di “chiudere la rete”, renderla uno spazio sorvegliato, tracciabile, prevedibile.
Ma internet non nasce per essere prevedibile. Nasce per essere libero, fluido, globale. Impedire ai cittadini di usare strumenti per proteggere la propria privacy online equivale a mettere telecamere in ogni casa. È una sorveglianza permanente, mascherata da protezione.
Quando la censura blocca l’innovazione
Non è solo una questione di libertà individuale. È una questione sistemica. Le VPN, i proxy, i tunnel cifrati, sono parte integrante dell’infrastruttura dell’innovazione moderna. Consentono a startup, freelance e PMI di testare prodotti su mercati esteri, accedere a strumenti disponibili solo in altri paesi, collaborare in ambienti distribuiti e sicuri.
Bloccarli significa rallentare la possibilità di scalare. Per una piccola impresa digitale, non poter accedere a contenuti e servizi esteri o non poter proteggere i propri dati durante trattative internazionali è una zavorra invisibile, ma letale. Si lascia alle grandi aziende — già forti, già presenti ovunque — il vantaggio dell’accesso, mentre le realtà più agili e innovative vengono tagliate fuori ulteriormente.
Il nuovo gatekeeping: l’accesso selettivo alla tecnologia
C’è un fenomeno ancora più sottile, ma pericoloso: il gatekeeping digitale. In nome della “sicurezza”, si crea un mondo in cui solo alcuni possono accedere a determinati servizi — spesso quelli con più risorse, relazioni o peso politico. Le VPN approvate dallo Stato, come quelle promosse in Russia, non sono strumenti di libertà, ma dispositivi di controllo. Sono versioni sterilizzate di una tecnologia potente, concesse a chi accetta le regole del gioco.
E questo diventa un precedente. Perché oggi si blocca l’uso delle VPN, domani si potrebbe restringere l’accesso all’intelligenza artificiale (e già sta succedendo, si veda il caso di Veo 3, o il blocco temporaneo di ChatGPT), al cloud computing, all’edge networking — riservando il meglio solo ai colossi o a chi si allinea.
La libertà digitale è un diritto imprenditoriale
Dobbiamo smettere di pensare alla libertà digitale come un lusso o come una preoccupazione da attivisti. È un diritto fondativo anche per il mondo economico. Le imprese hanno bisogno di una rete aperta per competere, crescere, creare.
Ogni volta che si vieta un servizio come le VPN, si crea un ostacolo invisibile all’ecosistema dell’innovazione. Si blocca la crescita delle PMI, si scoraggia l’imprenditoria, si alimenta il divario tra chi può innovare e chi può solo sopravvivere.
Vietare le VPN è vietare il domani
Non possiamo permettere che il mondo digitale diventi un nuovo muro di Berlino, dove da una parte ci sono i controllori, e dall’altra chi chiede solo di connettersi, creare, esplorare. Le VPN non sono il problema: sono un sintomo. Il vero problema è la volontà di controllo, la paura del cambiamento, il sospetto verso l’accesso universale alla tecnologia.
Se vogliamo davvero un mondo innovativo, sostenibile e libero, dobbiamo difendere ogni centimetro di rete aperta. Non solo per i cittadini, ma anche per le imprese. Perché vietare le VPN, oggi, significa vietare il futuro.