Se tutti adottassimo lo stile di vita occidentale, la Terra potrebbe ospitare al massimo 4 miliardi di persone. Con riforme sostenibili, si salirebbe a 6–8. Solo con un’economia circolare, equa e a basso impatto potremmo superare i 10 miliardi.
Ma diciamocelo chiaramente: non sarà la scelta vegana del singolo o la borraccia al posto della plastica a salvarci.
La verità che si evita di scrivere nei comunicati stampa è che i grandi colossi industriali, energetici e agroalimentari sono i veri decisori della nostra impronta ecologica collettiva.
Le prime 100 aziende del mondo sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni globali.
I combustibili fossili sono ancora finanziati da governi che, negli stessi discorsi ufficiali, parlano di transizione verde.
Le filiere produttive globali, guidate da logiche di profitto cieco, restano impermeabili alla logica della rigenerazione.
Continuare a spostare il peso morale della sostenibilità sul cittadino medio è non solo ipocrita, ma funzionalmente dannoso.
Certo, tutti possiamo (e dobbiamo) fare la nostra parte. Ma finché le decisioni strutturali non cambiano ai vertici dell’economia globale, stiamo solo pettinando le nuvole.
L’infografica dell’Organic Consumers Association lo dice chiaramente: la Terra può reggere, ma non questo modello di sviluppo.
Serve una riconversione industriale, non una collezione di buone intenzioni.
Il cambiamento? Non parte dal basso.
Parte dall’alto, se solo smettesse di guardare altrove.