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La pianta del futuro

Il bambù è una pianta appartenente alla famiglia delle Graminacee, nota per la sua straordinaria velocità di crescita e la versatilità d’uso. Negli ultimi anni, il bambù gigante (Phyllostachys edulis e altre specie affini) è emerso come una risorsa chiave nella bioeconomia per le sue proprietà fisiche uniche, benefici ecologici notevoli e innumerevoli applicazioni sostenibili. Questo report offre una panoramica completa sul bambù, descrivendone le principali caratteristiche fisiche, gli impatti ecologici (con particolare attenzione ad assorbimento di CO₂, rigenerazione del suolo, biodiversità e sostenibilità) e i suoi usi più diffusi.

Caratteristiche fisiche del bambù

Il bambù è spesso definito un “acciaio vegetale” per la combinazione di leggerezza e resistenza meccanica. Nonostante sia tecnicamente un’erba gigante, molti bambù lignificano fino a diventare rigidi e robusti come legno. I culmi (fusti) di alcune specie presentano resistenze notevoli: il bambù è un materiale versatile, resistente e sostenibile, con oltre 1600 usi documentati, dall’alimentare al tessile e alle costruzioni. La sua crescita è eccezionalmente rapida: in condizioni ideali alcune varietà possono allungarsi di decine di centimetri al giorno, raggiungendo la maturità in pochi anni. Ad esempio, il bambù gigante (bambù Moso) può raggiungere altezze di oltre 20 metri con diametri del fusto superiori a 10–15 cm. Grazie alla struttura cava e settoriale del culmo, il bambù coniuga flessibilità e robustezza, risultando resistente a trazione e compressione (in proporzione peso/resistenza, può competere con acciaio e calcestruzzo). Queste proprietà fisiche rendono il bambù adatto a impieghi strutturali (come impalcature e edilizia vernacolare in Asia) e a prodotti durevoli.

Impatti ecologici e ambientali del bambù

Dal punto di vista ecologico, il bambù offre benefici ambientali significativi. Di seguito sono evidenziati i principali impatti positivi in termini di CO₂, suolo, biodiversità e sostenibilità:

  • Assorbimento di CO₂ e produzione di ossigeno: Il bambù è un eccezionale carbon sink (serbatoio di carbonio). La rapida crescita e l’elevata produzione di biomassa gli permettono di catturare quantità di anidride carbonica notevolmente superiori a quelle delle foreste tradizionali. Stime recenti indicano che un ettaro di bambuseto può assorbire decine di volte più CO₂ di un ettaro di bosco convenzionale. In particolare, uno studio condotto in collaborazione con il Politecnico di Milano ha rilevato un assorbimento fino a circa 443 tonnellate di CO₂ per ettaro all’anno in bambuseti gestiti in modo ottimale. Questo valore è dell’ordine di 50 volte superiore a quello di un bosco misto temperato equivalente. Parallelamente, il bambù contribuisce positivamente all’atmosfera anche liberando ossigeno: un bambuseto produce fino al 35% in più di ossigeno rispetto a una foresta di latifoglie di pari estensione. L’elevato assorbimento di CO₂ e la generosa emissione di O₂ rendono il bambù un “polmone verde” ideale per contrastare i cambiamenti climatici.
  • Rigenerazione del suolo ed erosione: Il fitto apparato radicale del bambù ha una funzione protettiva e rigenerativa per il terreno. Le radici rizomatose sotterranee formano una rete densa che stabilizza il suolo, prevenendo erosione e smottamenti, soprattutto in zone collinari o soggette a dilavamento. Inoltre, la presenza di bambuseti su terreni degradati o impoveriti può riattivare la fertilità del suolo: le radici e la lettiera di foglie incrementano la materia organica e supportano la vita microbica. È stato osservato che i bambù giganti riescono a ricostruire la comunità di organismi nel terreno – invertebrati, lombrichi, batteri, funghi e micorrize – migliorandone la vitalità complessiva. In pratica, piantare bambù su terreni abbandonati o esausti ne accelera la riqualificazione ecologica, arricchendo il substrato di nutrienti e migliorando la struttura del suolo. Questo effetto rigenerativo ha un impatto positivo anche sulla ritenzione idrica del terreno e sul ripristino della sua biodiversità.
  • Biodiversità e habitat: Pur non essendo una specie autoctona in Europa, il bambù può favorire la biodiversità locale se gestito in modo appropriato. I bambuseti ben integrati creano micro-habitat utili per varie specie: piccoli mammiferi e uccelli possono trovare rifugio tra i culmi, mentre l’ombra e l’umidità del sottobosco di bambù favoriscono lo sviluppo di felci, funghi ed altri organismi. A livello di biodiversità del suolo, come accennato, la coltivazione simbiotica del bambù porta a un aumento significativo di specie microbiche e di piccoli invertebrati nel terreno. Nel caso di piantagioni progettate con criteri ecologici, si possono inoltre intercalare altre specie vegetali (ad esempio, food forest con frutteti) per arricchire ulteriormente l’ecosistema. Garantire la biodiversità è considerato un requisito essenziale per l’agricoltura sostenibile nei bambuseti. In sintesi, se ben pianificato, un bosco di bambù può convivere con altre specie e contribuire a un ecosistema sano, piuttosto che essere una monocoltura sterile.

Sostenibilità e gestione ambientale: Il bambù è spesso definito una risorsa altamente sostenibile. Innanzitutto, è rinnovabile a crescita rapida: a differenza degli alberi, il bambù raggiunge la maturità in pochi anni e ricaccia nuovi getti ogni stagione senza bisogno di reimpianto. Ciò significa che da un bambuseto si può raccogliere materiale (culmi o germogli) annualmente, mantenendo la piantagione vitale per generazioni. Il ciclo vitale di un bambù gigante può arrivare a circa 100 anni , durante i quali la piantagione continua a assorbire CO₂ e produrre biomassa. Dopo i primi 8-10 anni di cure colturali, il bambù non necessita più di particolari input (irrigazione o fertilizzazione) e diventa autonomo grazie al suo ecosistema consolidato. Dal punto di vista ambientale, coltivare bambù con metodi biologici e biodinamici può integrarsi armoniosamente nel territorio: ad esempio, nell’esperienza italiana si applicano tecniche come l’agricoltura simbiotica, l’elettrocoltura e l’uso di microrganismi effettivi per evitare pesticidi chimici e migliorare la resa naturale. Tutti questi aspetti fanno del bambù un elemento chiave per progetti di forestazione e soluzioni nature-based, con un profilo di sostenibilità molto elevato nel lungo periodo.

Usi e applicazioni principali del bambù

Una delle ragioni del crescente interesse verso il bambù è la sua eccezionale versatilità d’uso. Come accennato, esistono oltre 1600 possibili impieghi documentati per il bambù, il che lo rende un materiale strategico in numerosi settori. Di seguito, elenchiamo le categorie d’uso più rilevanti:

  • Edilizia e costruzioni: In Asia il bambù è da secoli utilizzato come materiale da costruzione per abitazioni, ponteggi e impalcature, grazie alla sua combinazione di leggerezza ed elevata resistenza. I culmi di bambù, opportunamente essiccati e trattati, possono essere impiegati per realizzare strutture portanti, pavimentazioni, pareti e coperture. Anche in Occidente sta crescendo l’uso del bambù in bioedilizia, sia come elemento strutturale sia come pannelli compositi (laminati di bambù) con proprietà paragonabili al legno duro. La resilienza meccanica del bambù (alta resistenza a trazione, compressione e flessione) consente di sostituire legno, acciaio o cemento in determinate applicazioni, riducendo l’impatto ambientale dei cantieri.
  • Produzione industriale e manufatti: Il bambù fornisce una biomassa fibrosa di qualità, utilizzata per fabbricare pannelli, compensati e laminati molto resistenti. Oltre all’edilizia, i derivati del bambù trovano impiego in mobili e arredi, strumenti musicali, pavimentazioni (parquet di bambù), utensili da cucina, biciclette e persino caschi protettivi. Di rilievo è lo sviluppo di bioplastiche e biocompositi: attraverso processi industriali è possibile ottenere polimeri rinforzati con fibre o polveri di bambù, creando materiali leggeri e biodegradabili utili per sostituire plastica tradizionale. Si sperimentano anche applicazioni nell’ecopelle (simil-pelle a base biologica) e altri prodotti innovativi.
  • Tessile e carta: Dalle fibre di bambù si ricavano filati e tessuti. Una volta trattata (tramite processi meccanici o chimici), la fibra di bambù può essere filata in modo simile al cotone, producendo tessuti morbidi e traspiranti spesso commercializzati come “fibra di bambù”. Tali tessuti sono apprezzati per le proprietà antibatteriche naturali e la sostenibilità (rispetto al cotone, il bambù richiede meno acqua e pesticidi per crescere). Oltre al tessile, il bambù è impiegato nella produzione di carta: alcune cartiere lo usano come materia prima al posto del legno, sfruttando l’alto contenuto di cellulosa dei fusti. Carta, cartone e imballaggi di bambù rappresentano alternative ecologiche perché provengono da coltivazioni a crescita rapida e rinnovabili.
  • Alimentare ed energia: I germogli di bambù sono commestibili e costituiscono un alimento tradizionale in molti paesi asiatici. Ricchi di fibre e poveri di grassi, i giovani getti vengono raccolti e consumati come ortaggi. In Italia e in Europa stanno emergendo nicchie di mercato per i germogli di bambù a chilometro zero, grazie alle nuove piantagioni. Dal punto di vista energetico, il bambù offre un’elevata resa in biomassa combustibile: le parti di scarto (rami, foglie, culmi non utilizzabili altrove) possono essere trasformate in pellet, bricchetti o carbone di bambù, fungendo da biocombustibile rinnovabile. Il carbone di bambù, inoltre, viene utilizzato come filtro naturale per purificare acqua e aria, sfruttando la porosità e le proprietà adsorbenti del carbone attivato prodotto da questa pianta.

Il bambù può sostituire materiali tradizionali inquinanti (plastica, legno non sostenibile, cotone ad alta intensità di risorse, ecc.) in una vasta gamma di applicazioni. Questa poliedricità, unita ai benefici ecologici descritti, spiega perché il bambù venga considerato un pilastro per l’economia circolare e la transizione verso materiali più sostenibili.

Forever Bambù Società Benefit : il caso italiano

Forever Bambù è un’iniziativa imprenditoriale 100% italiana nata nel 2014, tra le prime a introdurre la coltivazione intensiva del bambù gigante in Europa. Si configura come Società Benefit ed è attualmente una realtà leader nel settore: gestisce e possiede circa 137 ettari di foreste di bambù gigante in Italia, costituendo di fatto la maggiore impresa europea in questo ambito. L’obiettivo iniziale era creare foreste di bambù gigante (Bambù Moso) sul territorio italiano per scopi industriali, alimentari ed energetici, rigenerando al contempo terreni marginali e contribuendo alla sostenibilità ambientale. Nel 2021 Forever Bambù ha acquisito un terreno di 103 ettari in Toscana, a Castiglione della Pescaia, per impiantare il bambuseto più grande d’Europa. Complessivamente, entro il 2022 l’azienda dichiarava oltre 188 ettari di bambuseti distribuiti in varie regioni italiane. Queste piantagioni – realizzate con metodi biologici, biodinamici e innovativi – fungono sia da serbatoi di carbonio sia da fonti di materia prima rinnovabile. Forever Bambù infatti sottolinea che un singolo ettaro di bambù può generare più di 300 tonnellate di biomassa all’anno, assorbendo CO₂ in quantità senza paragoni (fino a 36 volte più di una foresta tradizionale). Tali cifre evidenziano il potenziale sia ecologico che economico del progetto.

Modello di business e approccio circolare

Il modello di business di Forever Bambù è impostato secondo i principi dell’economia circolare e della sostenibilità integrata. L’azienda ha sviluppato tre principali linee di attività sinergiche :

  1. Creazione e gestione di foreste di bambù gigante: Forever Bambù si occupa direttamente della progettazione, piantumazione e cura di bambuseti, sia di proprietà sia per conto terzi. Ciò significa che un agricoltore o un’impresa interessata ad avviare una coltivazione di bambù può rivolgersi a Forever Bambù per ottenere le piantine selezionate, il know-how agronomico e l’assistenza tecnica necessari. Attraverso questa unità agricola, la società ha realizzato proprie foreste (finanziate tramite la costituzione di società agricole ad hoc) e supportato altri nella creazione di bambuseti, diffondendo la filiera del bambù gigante sul territorio. Tutte le coltivazioni seguono un rigoroso disciplinare agroforestale (biodinamica, agricoltura simbiotica, ecc.) per garantire performance ottimali e certificazioni di sostenibilità.
  2. Servizi di compensazione della CO₂ (carbon credit): Una volta impiantate e gestite, le foreste di Forever Bambù vengono monitorate per quantificare l’assorbimento di CO₂ certificato. L’azienda offre così a terzi (altre imprese in particolare) la possibilità di compensare le proprie emissioni attraverso l’acquisto di crediti di carbonio generati dai bambuseti. Ad oggi Forever Bambù dichiara di avere disponibili circa 1 milione di crediti di carbonio (corrispondenti ad 1 milione di tonnellate di CO₂ assorbita) grazie alle proprie foreste. Questo fa di Forever Bambù un attore pionieristico in Italia nel mercato volontario dei carbon credit made in Italy. Per dare solidità a questo ramo di business, la società ha collaborato con l’Università di Siena per pubblicare studi scientifici sul potenziale di assorbimento del bambù, validati dall’ente certificatore RINA. Inoltre, con l’entrata in vigore della norma UNI/PdR 156:2024, il calcolo dei crediti CO₂ da bambuseti italiani è ora normato, e Forever Bambù adotta questi standard riconosciuti. Una iniziativa di punta in questo ambito è il programma “Forever Zero CO₂”, attraverso cui aziende come la catena retail Portobello hanno reso i propri punti vendita carbon neutral piantumando bambù con Forever Bambù (600 tonnellate di CO₂ compensate all’anno tramite 2,3 ettari di bambuseto dedicato).
  3. Sviluppo di filiere produttive a valle: Il terzo pilastro del modello Forever Bambù consiste nel valorizzare la biomassa prodotta dalle foreste, inserendola in nuove filiere industriali sostenibili. Una gestione corretta dei bambuseti prevede il diradamento periodico (circa un terzo dei culmi ogni anno) per mantenere la foresta in salute . Questa notevole quantità di materiale vegetale può essere impiegata come risorsa industriale. Forever Bambù sta infatti investendo in ricerca e partnership per creare prodotti ad alto valore aggiunto dal bambù: biopolimeri e bioplastiche (ha già realizzato i primi granuli di bioplastica con fibre di bambù gigante), materiali per la bioedilizia, tessuti innovativi ed ecopelle, tra gli altri. L’obiettivo dichiarato è sostituire con derivati del bambù molti prodotti oggi ottenuti da plastica o da fonti non rinnovabili. Questo approccio circolare garantisce sbocchi di mercato diversificati: dal settore primario (vendita di germogli alimentari e culmi grezzi) ai settori secondario e terziario (prodotti finiti ecosostenibili), massimizzando il valore dell’intera piantagione nell’arco del suo ciclo di vita.

In sintesi, il modello di Forever Bambù integra verticalmente l’intera filiera: coltivazione, servizi ecosistemici e produzione industriale, creando un sistema dove la crescita delle piante si traduce in benefici ambientali misurabili e in opportunità economiche molteplici. Tale impostazione giustifica la forma di società benefit: il business genera profitto perseguendo al contempo finalità di tutela ambientale (sequestro di carbonio, rigenerazione territoriale) e di innovazione sostenibile (nuovi materiali ecologici).

Numeri chiave di Forever Bambù

Di seguito, riepiloghiamo alcuni numeri chiave relativi a Forever Bambù, per inquadrare la scala e i risultati del progetto (dati aggiornati alle informazioni pubblicate tra 2021 e 2024):

  • Ettari di bambuseti: ~137 ettari di foreste di bambù gigante gestiti direttamente (dato 2023). Di questi, il singolo sito più esteso è a Castiglione della Pescaia (GR) con 103 ettari, il più grande bambuseto d’Europa. Complessivamente, considerando anche i terreni in fase di sviluppo, la società dichiara oltre 188 ettari piantati o pianificati in tutta Italia.
  • CO₂ assorbita: Circa 443 tonnellate/ettaro/anno di CO₂ assorbibili da un bambuseto maturo (stima Politecnico di Milano). Su 137 ettari, ciò equivarrebbe potenzialmente a oltre 60.000 tonnellate di CO₂ all’anno sequestrate nelle foreste di Forever Bambù. Un singolo impianto (103 ha in Maremma) è stato stimato assorbire 27.500 tonnellate di CO₂/anno una volta a regime. Ad oggi, Forever Bambù ha reso disponibili circa 1.000.000 di crediti di carbonio certificati per la compensazione, destinati a imprese terze (ogni credito equivale a 1 tonnellata di CO₂ assorbita).
  • Biomassa prodotta: >300 tonnellate/ettaro/anno di biomassa secca prodotta da un bambuseto ben gestito. Su larga scala, le foreste di Forever Bambù generano decine di migliaia di tonnellate di materia prima rinnovabile ogni anno, alimentando le filiere industriali (legname, cippato, fibre, ecc.). Sono stati piantati finora oltre 100.000 culmi di bambù gigante nei vari siti solo con il progetto Maremma, e molte altre migliaia nei siti precedenti.
  • Collaborazioni e certificazioni: Forever Bambù ha ottenuto il patrocinio e la partnership di programmi di rilievo come l’iniziativa ONU ActNow per il clima, a testimonianza dell’allineamento del progetto con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Sul fronte tecnico-scientifico, collabora con l’Università di Siena e il Politecnico di Milano per lo studio dei bambuseti e la quantificazione rigorosa dei servizi ecosistemici. La metodologia di calcolo della CO₂ assorbita è stata certificata da RINA (ente di certificazione internazionale) e segue le linee guida UNI/PdR 156:2024, una garanzia di trasparenza e affidabilità. L’azienda partecipa a fiere ed eventi sulla green economy (es. Ecomondo, MondoCircolare ) ed è stata più volte citata su media nazionali (RAI, ANSA, Forbes Italia, etc.) come esempio di startup innovativa nel settore agroforestale.

Conclusioni

Il bambù rappresenta dunque una risorsa multifunzionale di grande interesse per coniugare sostenibilità ambientale e opportunità economiche. Le sue proprietà intrinseche – dalla rapidissima crescita alla robustezza del legno, dalla capacità di sequestro di CO₂ alla rigenerazione dei suoli – ne fanno un alleato prezioso nella lotta al cambiamento climatico e nel ripensamento delle filiere produttive in chiave ecologica. In particolare, il bambù gigante può costituire in Italia (e in zone climatiche adatte in Europa) una coltura innovativa per riqualificare terreni marginali, creare nuovi posti di lavoro verde e fornire materia prima rinnovabile ad alto valore aggiunto.

Il caso di Forever Bambù evidenzia come, con una visione imprenditoriale lungimirante, sia possibile sviluppare un intero ecosistema economico intorno al bambù: dalla piantumazione alla vendita di crediti di sostenibilità, fino alla trasformazione industriale.

Il bambù si conferma un elemento chiave per un futuro sostenibile, e iniziative come Forever Bambù dimostrano concretamente come questa pianta millenaria possa essere al centro di un circolo virtuoso in cui ambiente ed economia crescono insieme, a beneficio reciproco. Le sfide ambientali attuali richiedono soluzioni nuove e coraggiose: coltivare bambù e sviluppare filiere green collegate è una delle risposte più promettenti, capace di assorbire CO₂, tutelare i suoli, favorire la biodiversità e al tempo stesso generare valore e innovazione sul territorio. L’auspicio è che questo modello possa diffondersi ulteriormente, contribuendo agli obiettivi di sostenibilità globale e aprendo nuove strade per l’economia circolare made in Italy.

Fonti:

  • Massimiliano Frascino, Il Tirreno – In Maremma arriva la più grande piantagione di bambù d’Italia (24 marzo 2021).
  • Materia Rinnovabile – Renewable Matter, Intervista a Mauro Lajo : Tutti i benefici di una foresta di bambù (2022).
  • Maremma News – Al via i lavori a Castiglione della Pescaia per il più grande bambuseto d’Europa (28 giugno 2021).
  • ANSA – Portobello: negozi a impatto zero, compensa CO₂ con bambù (24 maggio 2022).
  • Findelivery/Zoom Webinar – Forever Bambù: L’investimento sostenibile e made in Italy (21/10/2021)
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