All’inizio del XX secolo, in un’epoca segnata da epidemie e condizioni igieniche precarie, nacque un’idea rivoluzionaria: le scuole all’aperto. La prima fu inaugurata nel 1904 a Charlottenburg, vicino Berlino, su iniziativa del pediatra Bernhard Bendix e dell’ispettore scolastico Hermann Neufert. Queste istituzioni miravano a fornire un’educazione ai bambini in ambienti salubri, sfruttando l’aria fresca e la luce naturale per combattere malattie come la tubercolosi. Le aule erano spesso situate in foreste o dotate di ampie finestre e spazi aperti, promuovendo un legame diretto tra apprendimento e natura.
Con il tempo, l’approccio delle scuole all’aperto si è evoluto, integrando principi pedagogici moderni. Oggi, l’educazione all’aria aperta non è solo una risposta a esigenze sanitarie, ma rappresenta un modello educativo che valorizza l’esperienza diretta, la sostenibilità e il benessere psicofisico degli studenti. In Italia, esperienze come la “Casa del Sole” al Parco Trotter di Milano e la “Scuola-Città Pestalozzi” di Firenze testimoniano l’efficacia di questo approccio.
La pandemia di COVID-19 ha riacceso l’interesse per l’educazione all’aperto, evidenziando i benefici di ambienti scolastici flessibili e salubri. Iniziative come la National COVID-19 Outdoor Learning Initiative negli Stati Uniti hanno promosso l’adozione di spazi esterni per l’insegnamento, sottolineando come l’apprendimento all’aria aperta possa migliorare la salute mentale, la concentrazione e le competenze sociali degli studenti.
In un’epoca in cui la sostenibilità e il benessere sono al centro del dibattito educativo, le scuole all’aperto offrono un modello che coniuga salute, apprendimento e rispetto per l’ambiente. Ripensare gli spazi scolastici in questa direzione potrebbe rappresentare una risposta efficace alle sfide educative contemporanee e ad un vero cambio di paradigma per il nostro futuro.Di seguito alcune immagini raccolte dal sito www.messynessychic.com






