Domenica 8 giugno, il Roland Garros ha incoronato Carlos Alcaraz, che ha sconfitto Jannik Sinner in una finale combattutissima, chiusa al super tie-break del quinto set.
Per noi italiani, il periodo sportivo recente non è tra i più prolifici. Ma c’è un’altra vittoria, meno visibile ma forse più significativa, che si gioca sul piano della comunicazione e del posizionamento personale.
Sia Sinner che Alcaraz sono ormai ben oltre l’etichetta di “giovani promesse”. Sono diventati case study viventi di come lo sport moderno sia anche storytelling, reputazione, presenza digitale, valori coerenti. Due stili diversi — il garbo riservato dell’altoatesino, la grinta solare dello spagnolo — eppure entrambi capaci di ispirare empatia, rispetto, identità.
Nel tempo della polarizzazione forzata, vedere due professionisti che si rispettano, si stimano, competono con eleganza e carisma, è un esempio raro e prezioso anche per chi si occupa di branding, marketing e comunicazione.
Non hanno bisogno di provocare per farsi notare. Il loro valore è narrato dalla loro coerenza.
Forse il pubblico si sta stancando dei personaggi costruiti. Forse c’è spazio per un nuovo modello di icona pubblica: credibile, autentica, umana.
E nel frattempo, da italiani, applaudiamo Sinner. Non solo per il tennis, ma per ciò che rappresenta.